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Intervista a Marco Erba

Ciao a tutti!

Oggi per un’altra volta non sarò io a parlare, ma lo farà un professore che negli ultimi quattro anni ha girato tutte le scuole d’Italia per parlare dei suoi libri, Fra me e te, Quando mi riconoscerai e Città d’argento.

Ho posto a lui alcune domande e ora vi lascio all’intervista. Mi raccomando pensate all’idea di leggere uno dei suoi libri, sono davvero belli e adatti sia ad un target adolescenti che adulti. Penso che andrebbero letti in comunione con due generazioni diverse.

1. Come mai ad un professore di lettere come lei è venuto in mente di cimentarsi nel mondo della novellistica con romanzi di formazione?

Perché amo il mondo degli adolescenti, la loro energia, i loro sogni. C’è tanta bellezza tra i banchi di scuola, ci sono tante potenzialità che possono sbocciare. Eppure spesso si parla di adolescenza solo in termini problematici e solo quando emerge la devianza. Nei miei romanzi cerco di dire che le fatiche ci sono, il dolore c’è, le ferite possono fare male, ma la speranza è più forte. C’è una scintilla sotto la cenere che resiste a ogni nostra caduta e questo negli adolescenti si vede con grande forza. 

2. Descriva in una sola parola i tre suoi romanzi. È cresciuto anche lei insieme ai suoi personaggi?”

Fra me e te”: entusiasmo. Pubblicare il mio primo romanzo è stata un’esperienza emotivamente travolgente. “Quando mi riconoscerai”: memoria. Perché nel passato possiamo trovare le radici di un futuro migliore. “Città d’argento”: perdono. Il miglior antidoto all’odio e l’unica scelta che ci consente di creare relazioni autentiche. I miei romanzi mi hanno cambiato la vita, perché la scrittura consente di riflettere prima di tutto su se stessi e perché i libri sono ponti per arrivare a persone lontane e sconosciute, per dialogare con mondi altrimenti inaccessibili. 


3. So che il secondo, Quando mi riconoscerai, è particolarmente toccante anche per lei perché è nato dal ritrovamento di vecchi reperti di suo nonno. Mi parli di questa esperienza e di come ha deciso di inserirla nel romanzo.

Avevo un rapporto fortissimo con mio nonno: è lui che mi ha insegnato a camminare ed è lui che mi ha trasmesso la passione per le storie. Aveva una incredibile curiosità su tutto. Era un uomo forte e c’era sempre. Poi un giorno l’ho visto piangere davanti a un fascio di lettere: erano quelle che suo fratello, disperso in Russia durante la seconda guerra mondiale, aveva scritto alla famiglia prima di morire. L’idea di “Quando mi riconoscerai” è nata da lì. Ma anche dallo sguardo sulla vita di mio nonno, sempre positivo, fino alla fine. Le ultime parole che mi ha detto prima di andarsene sono state: “Guarda che bella giornata di sole”. 


4. Cosa prova a girare tutta Italia e ad essere diventato famoso nel giro di pochi anni?

Non posso definirmi uno scrittore famoso e non sono un bestsellerista. E anche se scrivo con case editrici molto importanti, non amo definirmi uno scrittore, ma un prof di lettere che scrive storie. Per me l’insegnamento viene prima di tutto. Girare l’Italia è molto arricchente: mi porto dentro l’incontro con le persone, il confronto, la discussione, le relazioni che si creano. Alcune durano anche a lungo.


5. Qual è lo scopo di ciò che fa?Regalare bellezza, speranza, positività. Fare alzare lo sguardo. Suscitare domande. Provare a far riflettere sul fatto che siamo tutti in relazione tra noi; che ogni gesto, anche il più semplice, può distruggere o costruire. Ci provo a scuola tutti i giorni, ci provo coi miei libri. Tante volte è dura, ma a qualche volta, almeno spero, ci riesco. 


6. Ha in mente una prossima pubblicazione?

Nel 2020, alla faccia del Covid, sono usciti quattro miei libri. “Il segreto della Spada Rubina” (Ancora) è una favola per bambini e ragazzi. “Ci baciamo a settembre” (Rizzoli) è una raccolta di racconti di studenti dalla prima media alla quinta superiore durante il lockdown di primavera. “Insegnare non basta” (Rizzoli) è una lettera aperta sulla scuola a una mia ex allieva ora prof di Lettere. “Città d’argento” (Rizzoli), uscito lo scorso 3 novembre, è il mio nuovo romanzo, nonché il libro più importante della mia vita. Sono stati due anni di lavoro intensissimo, ora mi prendo qualche mese di riposo. Ma naturalmente ho in testa diverse idee: si vedrà poi quali prenderanno una forma più definita.  

7. I suoi interventi in materia dantesca sono stati seguiti in diretta o streaming da tantissimi studenti. Ne è consapevole?

Quando si parla on line non si ha mai la chiara percezione di chi ci sia oltre lo schermo. Ho avuto diversi riscontri positivi, ma quando mi dici mi fa molto piacere. Mettersi al servizio dei grandissimi del passato per farli parlare al nostro presente è un’esperienza stupenda e un onore. E credo che sia anche il fondamento della professione di noi docenti di Lettere. 


8. In che modo pensa di proseguire le sue conferenze nella modalità a distanza?

Mi mancano immensamente gli incontri in presenza e non vedo l’ora di ricominciare a farli. Però vedo anche tante realtà e tante scuole che stanno lottando eroicamente e ricevo molti inviti. Il vantaggio è che in un attimo si può essere collegati con qualcuno dall’altra parte dell’Italia. Questo è un tempo faticoso, ma lamentarsi è inutile perché non possiamo scegliere il tempo che ci tocca: possiamo solo mettercela tutta e dare del nostro meglio. 


9. Quanto ci vuole all’incirca per la stesura correzione ecc di un romanzo?Quando inizio a scrivere generalmente ho già tutte le idee in testa e mi do un tempo di scrittura quotidiano. Per questo la prima stesura non dura molto: qualche mese. Poi però un romanzo va sempre riscritto, revisionato, cambiato, limato, migliorato. Il lavoro più duro inizia dopo la prima stesura e quel lavoro dura altrettanto, se non di più. 


10. L’ultima domanda è personale: da quanto aveva in programma di diventare scrittore e come si è sentito nel concretizzare questo sogno?

Ho sognato di scrivere fin dalle elementari, ma prima di pubblicare con Rizzoli sono passato attraverso almeno due romanzi mai usciti e che, ora mi rendo conto, non erano all’altezza. Ogni successo è frutto di molti errori: ho ricevuto molti rifiuti, sono stato ignorato, mi sono molto abbattuto. Ma, soprattutto grazie a mia moglie Cecilia, non mi sono mai arreso. Per riuscire a pubblicare devi sapere scrivere, ma devi anche avere fortuna e trovare qualcuno che crede in te. Per me è stata Stefania Di Mella, una bravissima editor di Rizzoli e traduttrice. Se sono uno scrittore, lo devo in gran parte a lei. 

11. Infine parli brevemente del suo ultimo successo Città d’argento.

Non trovo parole migliori di quelle che io e Stefania abbiamo scritto insieme. Credo sia una presentazione molto accattivante e spero che lo sia anche il libro. Io ci ho messo tutto me stesso. Ecco qui. “A Srebrenica, nel 1995, viene scritta una delle pagine più nere della storia europea degli ultimi settant’anni. Ma Greta non ne sa quasi nulla: lei, nata a Milano, è concentrata sulla scuola e sulla sua passione, il nuoto. Non è mai stata in Bosnia, anche se metà della sua famiglia viene da lì. Non sa nulla dell’infanzia di suo padre Edin, delle intere giornate che ha passato, lui Musulmano, a giocare nei boschi con Goran, l’inseparabile amico serbo. Dal passato, però, non si può fuggire, e così Greta si ritrova a scavare nella storia della sua famiglia, tornando laggiù dove tutto è cominciato. Dall’autore di Fra me e te, un romanzo che ci riporta a vicende dei Balcani di ieri e che ci insegna tanto anche sull’oggi, mettendoci in guardia dal fatto che la paura (in questo caso del diverso per religione) può diventare odio e persino guerra. E che ci restituisce con tocco lieve e potente insieme un ritratto di ragazzi stupendi, capaci di ripartire, di sognare un futuro diverso, oltre ogni frontiera e distanza.”     

Ringrazio personalmente Marco Erba e vi invito a seguirlo sia su Instagram https://instagram.com/marcoerba1981?igshid=84akwcill0la che su Facebook

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