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Tempesta di battiti

Pareti bianche,

Luci gialle,

Sangue rosso,

Cuore nero.

I secondi si mangiano i minuti,

I minuti sbranano le ore,

Le ore divorano i giorni.

È così che il tempo passa e nulla resta.

Che le vacanze volano e tu rimani sulla terra.

È così che rimani uno di loro,

Tubi, aria e addio ai tuoi sogni primordiali.

Dipingo una tela, non c’è spazio se non per il nero, il rosso e il bianco.

Cosa mi resta,

cosa posso ancora fare

prima di cadere nell’oblio più totale?

Credere, credere, crederci sempre

Non è facile

Quando tutto è così fragile.

Quando ti svegli la sera e dormi la mattina.

Quando dici no a tutto e si a niente.

Quando aspetti che sia il tempo,

ma del tempo proprio niente.

Basta dovrei dire e invece

La speranza non mi abbandona

Sulla riva del mare vedo il mio riflesso ballare.

Un sogno fugace

un ricordo perso

Sono io che esisto

perciò non mi abbatto.

Ditemi cosa ne pensate. Di chi sto parlando? Fatemelo sapere nei commenti.

Un bacio grande

Laura

2 pensieri riguardo “Tempesta di battiti

  1. Pensiamo di pubblicare la tua poesia al più tardi domani. Con la breve introduzione che anticipiamo, nella speranza che tu ne posa condividere il contenuto:
    Laura, studentessa di diciassette anni, racconta e si racconta. E dipinge spicchi di vita sua e nostra. E ci insegna l’emozione di essere nel mondo. Nei suoi battiti tempestosi si ode, da lontano la voce di Wislawa Szymborska (premio Nobel per la Letteratura), quando appunta: «Da qui si doveva cominciare: il cielo. / Finestra senza davanzale, telaio, vetri. / Un’apertura e nulla più, / ma spalancata». Per concludere: «La realtà esige / che si dica anche questo: / la vita continua». Una voce che le si fa amica. Un’ombra che la prende per mano per continuare, insieme, un viaggio che – da solo sognato – diviene realtà viva e inoppugnabile.

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